domenica 15 luglio 2012

Il maestro



«Maestro, sono triste e malato. Insegnami quel che devo sapere.»
«Figlio mio non c’è nulla da insegnare, nè al di sopra, nè al di sotto.»
«Maestro, io soffro. Sii la mia guida; certo la Via è sgombra. Mostrami i gradini che devo salire per giungere alla libertà, ora e qui.»
«Figlio mio, se non posso fare di meno tuttavia non posso fare di più.
Infatti ognuno troverà da solo il fiume e arriverà all’altra sponda. I gradini sono molti.
Primo, guardare per vedere le cose come sono accettando ciascuna come è vera-mente, una goccia di rugiada o una stella,
quindi sapere che tutto è di tutto, del cielo, della terra o dell’inferno.
Tutto il bene è male, il male bene, e tutto, figlio mio, è buono!»
«Ma camminare senza sosta è arduo, più arduo ancora è incominciare!»
«Col cuore e con la mente sforzati tuttavia di raggiungere la visione interiore.
Il sé che tu ami è solo una nebbia trasudata dalla mente per offuscare la compas-sione del cuore per tutta la vita e tutta l’umanità. Il Sé, la luce senza nome, è lo specchio della Vacuità. È, l’abbiamo e non l’abbiamo, corrotto e incorrotto.
E ora andiamo avanti.
Io non guido. Viaggiamo fianco a fianco finché il cuore stesso sarà morto.»
«Maestro, il tuo dito indica la Via, la tua saggezza è mia amica. Ma quando finirà il viaggio lungo e faticoso?»
«Figlio mio, non c’è fine.»

(Christmas Humphreys) 

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